Credo che qualcuno ricordi, in particolare all'indomani del disastroso terremo dell'Aquila la figura di Gianpaolo Giuliani, tecnico dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare che dichiarava di aver messo a punto un sistema di "previsione" dei sismi con margini di preavviso dalle 6 alle 24 ore basato sul monitoraggio delle emissioni dal suolo del gas Radon. Delle sue previsioni si ricorda quella innavverata di un previsto (da lui) sisma a Sulmona, mentre le altre erano note solo a sismi avvenuti 1). Ovviamente divenne un caso mediatico e non mancò di dichiararsi osteggiato dalla sismologia "mainstream". Alla fine fondò un suo centro di ricerche, finanziato dalle donazioni dei suoi follower, fu ovviamente anche supportato da taluni movimenti politici, per ovvi interessi in termini mediatici e da alcuni media, guarda caso gli stessi che ritroveremo a suffragare i vari Stamina e compagnia a venire. E' morto nel 2022 2). E' stato uno dei molti casi, della nostra storia recente in cui l'opinione pubblica si lasciò trascinare da un'onda emotiva, Giuliani divenne una sorta di simbolo dopo il sisma dell'Aquila, in contrapposizione con la Scienza "ufficiale", e la comunità scientifica dimostrò tutti i limiti della propria comunicazione verso la società. Il "sistema Giuliani" aveva il difetto, come capita sempre in questi casi, di non superare il vaglio del metodo scientifico una volta messo alla prova. Vallo a spiegare a quelli che inneggiano a novelli Galileo a ogni piè sospinto. In ogni caso la vicenda, unita al processo ai membri del comitato grandi rischi per il terremoto dell'Aquila costituì uno di quegli eventi che fecero sedimentare nell'opinione pubblica sfiducia e ostilità verso le istituzioni scientifiche.
Questo perché chi offre una speranza ha sempre miglior accoglienza nel dibattito pubblico, ma la Scienza dovrebbe in primis dare certezze affidabili. Poter prevedere i terremoti con certezza e anticipo sarebbe certamente una gran cosa, consentirebbe la messa in sicurezza di vite e averi, evitando tragedie. Ovvio che se qualcuno ce lo promette, noi lo ascoltiamo con fiducia.
In tal senso le potenzialità del Radon non sono campate in ariac 3). Il Radon è un gas derivante dal decadimento di radionuclidi instabili 4), isotopi del Radon, Rn221 e Rn220, derivano dal decadimento di Uranio e Torio presenti nel sottosuolo. La litologia fa si che in alcune zone siano particolarmente esposte alle emissioni di Radon, che è un agente patogeno, e perciò sia richieste delle particolari attenzione in fase di progettazione e realizzazione degli edifici per evitarne l'accumulo all'interno, esistono mappe apposite del rischio e protocolli di monitoraggio.
Il Rn221 ha un tempo di vita di circa 4gg, mentre il Rn220 di qualche ora, l'oscillazione della loro concentrazione potrebbe, quindi, consentire di preavvertire l'arrivo di un sisma con un buon preavviso. La risalita del Radon sarebbe favorita dai movimenti presisma lungo le faglie e dai rilasci tensionali dei terreni. Nonostante, però, i molti studi in materia, particolarmente di nazioni quali la Cina, l'Italia, l'India e la Turchia 5), paesi che, per ragioni di vulnerabilità sismica, sono molto attive in questi campi di ricerca, si è ancora ben lungi dal riuscire a mettere a punto un sistema di previsione sismica (previsione si badi non prevenzione - prevenire un sisma non è possibile), basato sul Radon che sia non solo affidabile, ma utilizzabile. Questo è dovuto alla complessità della questione. Vi sono numerosi elementi che rendono ardua questa possibilità:
- la contaminazione ambientale, il Radon è un gas presente in natura, le cui oscillazioni si devono a molteplici cause, si dovrebbe, quindi, in un ipotetico monitoraggio riuscire a misurare solo il gas correlato con l'attività sismica.
- servirebbe avere poi un'adeguata serie storica di dati per costruire dei modelli da testare. Come per il clima, l'attività di previsione richiede lunghe serie di dati per costruire algoritmi da far girare. Ovviamente queste non esistono per il Radon, le misurazioni sono in corso da relativamente pochi anni e in modo disomogeneo. Servono davvero ancora molti dati per iniziare a imbastire su qualcosa.
Il caso Radon, rappresenta bene la difficoltà della costruzione di modelli previsionali affidabili su vasta scala su fenomeni terrestri complessi. Soprattutto per la tipologia di modelli che si vorrebbe, cioè in grado di fornire indicazioni precise a livello sia geografico che temporale. Nel caso delle alluvioni ci si sta abbastanza riuscendo, per i sismi è molto più complicato, le variabili sono molte, gli aspetti da monitorare anche e come detto le serie dati non sufficienti, ecco perché sarebbe bene non lasciarsi illudere troppo quando sentiamo di soluzioni mirabolanti.
La ricerca e lo studio devono andare avanti in modo adeguato, ma si deve lavorare molto sulla formazione delle istituzioni e della popolazione alla cultura del rischio e ovviamente realizzare strutture adeguate al rischio sismico specifico di ogni singolo territorio.