La Commissione Regionale VIA del Veneto, settimane fa ha espresso parere negativo sul progetto ENIREWIND, società del gruppo ENI, per la realizzazione di un impianto di valorizzazione energetica di fanghi da depurazione da 190mila tonnellate/anno 1). Molte le dichiarazioni soddisfatte dei politici e comitati locali contrari al progetto, non che quelle degli esponenti regionali che evidenziavano l’attenzione delle Regione alla salubrità ambientale. Al di là di quelle che possono essere le simpatie politiche di ciascuno, ma va detto che in Veneto una problematica sulla gestione fanghi da depurazione esiste; nella regione sono gestite circa 345 mila tonnellate di fanghi, l’11,4% del totale nazionale, seconda regione italiana per produzione dopo la Lombardia, prevale l’operazione di smaltimento D8 “Trattamento biologico” con 140 mila tonnellate, corrispondenti al 40,6% del totale gestito, seguito dal “Riciclo/recupero delle sostanze organiche” (R3) con poco più di 136 mila tonnellate. Circa 12mila tonnellate finiscono esportate in Austria Germania e Croazia 2). Operazione onerosa sia economicamente che ambientalmente. Teniamo conto, poi che mano a mano che il servizio di depurazione urbana si estende nel territorio, i quantitativi sono destinati ad aumentare.
C’è la questione dei PFAS, le sostanza perfluoroacriliche, che sappiamo essere un problema vero 3), e che finiscono nelle acque reflue. Se vogliamo gestire i fanghi da depurazione in agricoltura, piuttosto che in altro modo, allora bisogna mettere mano pesantemente ai sistemi di depurazione urbana, affinché siano in grado di rimuovere TUTTI i PFAS dai fanghi e questo vuol dire un revampig dell’impiantistica esistente molto significativo. Con costi a carico della collettività, per chiarezza. Ed in ogni caso una volta rimossi i PFAS da qualche parte vanno messi. Infatti, i vari sistemi di rimozione dei PFAS attuali, carboni, resine, osmosi inversa, alla fine producono comunque dei prodotti esausti in cui questi composti sono estremamente concentrati e che vanno a smaltimento - discariche solitamente - stiamo creando, quindi, dei vari "hot spots" per i PFAS, che dovremo gestire per chissà quanto.
La decomposizione termica resta il procedimento più promettente per la loro eliminazione, piaccia o meno a certuni, su questa via stava lavorando anche l’EPA (l’agenzia per l’ambiente USA), che sta affrontando la questione con circa un ventennio di anticipo sull’Europa, prima della fase demenziale della gestione trumpiana. Ormai sono numerosi, consolidati e robusti gli studi che dimostrano una rilevante scomposizione dei PFAS in composti non nocivi o comunque più trattabili già a 850°C ossia la temperatura di molti dei termovalorizzatori a letto fluido odierni 4). Chissà perché questi studi escono da società simil ENI o da aziende che trattano i fanghi? Chissà perché gli studi sui farmaci escono sempre dalle case farmaceutiche? Mi pare ovvio che la ricerca applicata sia condotta prevalentemente da chi poi è impegnato nello sviluppo tecnologico delle stesse, certo c'è una componente di business ci mancherebbe, ma questo non vuol dire necessariamente che venga meno il rigore scientifico, che deve essere verificato rispetto agli studi presentati.
Per quanto riguarda il caso Veneto la commissione VIA ha cassato il progetto ENIREWIND anche per una gestione dell’istruttoria documentale da parte del proponente, che a molti non è parsa adeguata per un’azienda di questa caratura. Ora, qui si può entrare nel campo delle supposizioni sull'argomento, nel senso che per molti in realtà l'Azienda voglia disimpegnarsi da Porto Marghera e che stia attuando un'elaborata exit strategy per poter, ad un certo punto, dire che se ne va per le ostilità del sistema locale, ma questa è dietrologia e non è lo scopo della mia riflessione. Vero è, però, che progetti simili vanno ben sostanziati con robusto supporto tecnico, il più dettagliato e chiaro possibile e che vada messa in conto un iter istruttorio complesso. Ed anche l'ostilità di soggetti che sono contrari a priori a progetti simili. Per altro ENI sapeva che vi era già stata una procedura precedente alla sua, che aveva già suscitato ampi dibattiti, condotta dalla multiservizi locale per un ampliamento del proprio polo di trattamento rifiuti, con la realizzazione di una nuova linea di termovalorizzazione combustibile da rifiuti e una per la valorizzazione energetica, con un revamping di un esistenti impianto a biomasse, situato a Fusina, sempre a Porto Marghera, dei fanghi da depurazione dei propri depuratori - dalla potenzialità di 90mila tonn/anno 5).
Progetto, con iter altrettanto accidentato e contestato, ma che la medesima commissione VIA aveva approvato comunque, segno che da parte degli organi tecnici istituzionali, ancora, non vi è ostilità aprioristica sui progetti che prevedono trattamenti termici, anche se sono sempre guardati con particolare cautela. Sicuramente ENI avrebbe potuto fare meglio tesoro di quel precedente.
Per dovere di cronaca, a ormai da oltre un lustro dalla valutazione positiva sull'impatto ambientale, il progetto della multiservizi, che mirava a ottimizzare il ciclo locale di depurazione, si è poi, per me, inspiegabilmente arenato, forse, probabilmente per una certa inconcludenza, o acquiescenza a logiche diverse da quelle industriali. Fatto sta che appare uno spreco di risorse condurre istruttorie in cui si ribadisce la valenza di determinate proposte e non portarle a realizzazione quando si riesce a farle autorizzare. Magari un giorno, sperando serva ancora, forse vedremo un impianto per la valorizzazione energetica dei fanghi da depurazione a Porto Marghera.
Per il momento resta un intendimento perso nelle secche della Laguna, mentre i fanghi
continuano le loro onerose peregrinazioni.
Ah dimenticavo, i fanghi che dal Veneto vanno in Austria, Germania, Croazia, su camion diesel, sono destinati a valorizzazione energetica, in alcuni casi, addirittura, in cementifici. Assieme a tanti altri nostri rifiuti che per insipienza non trattiamo qui.
1) Inceneritore Eni a Marghera, dalla VIA parere negativo. sito Regione Veneto.
2) Rapporto Ispra Rifiuti Speciali 2025. ISPRA
3) Cosa sono i PFAS. Istituto Mario Negri.
4) Experimental investigation on PFAS degradation through municipal sludge combustion processes. ENI-Rewind, CNR
5) A Fusina non ci sarà alcun nuovo inceneritore. Veritas