mercoledì 4 aprile 2018

Piano Morfologico della Laguna di Venezia. Tutto da rifare.

Ampio risalto ha avuto in questi giorni  sulla stampa la bocciatura del Piano Morfologico per la Laguna di Venezia, la questione non è di poco conto, poiché il piano ha avuto una gestazione piuttosto lunga e travagliata ed era dai più atteso come strumento che finalmente facesse un po' di ordine in materia lagunare, in particolare razionalizzasse la pletora di idee e interventi in previsione nell'ambito della Laguna di Venezia, dando finalmente degli indirizzi chiari per iniziare a marciare con maggior coerenza verso un risanamento della Laguna e una lotta al suo degrado e puntualizzasse meglio quali siano le attività sostenibili, e in che termini, in ambito lagunare. Il Piano è stato oggetto di numerose osservazioni di Enti e soggetti vari, segno anche queste delle contraddizioni evidentemente presenti. Il giudizio è stato impietoso. E il Ministero ha bocciato il Piano. Evidenziando le carenze riscontrate. Manca una seria riflessione in termini sedimentologici, in particolare circa il tema del recupero di apporto sedimentario. Non vi sono in particolari considerazioni sulla questione qualitativa e sopratutto una correlazione col nuovo protocollo fanghi. Mancano valutazioni in merito alle opere infrastrutturali in realizzazione o in progetto in ambito lagunare, ossia MOSE e IDROVIA per citarne alcune e alle ricadute/interazioni con la morfologia lagunare, idem rispetto alle opere previste dalla Portualità. Da più parti è stato sottolineato lo scarso rilievo dato alle questioni trasportistiche e turistiche, nonché stigmatizzate alcune valutazioni fatte in merito alle attività di Pesca. Completamente assenti gli approfondimenti sulle Valli da Pesca. Io ci aggiungo che non ho visto riflessioni relativamente alla questione rischio idraulico nell'immediato retroterra lagunare e quindi le relazioni con i corpi idrici naturali o artificiali situati a ridosso della conterminazione lagunare. Mi hanno francamente fatto pensare le parole del Direttore del Corila, il Consorzio di ricerca estensore del Piano, segnalando come tali carenze siano imputabili alle direttive seguite dal Consorzio nell'elaborazione. Direttive che mi pare percepire provenire da Enti altri, quali l'ex - Mave. Trovo un fatto serio che su tali questioni (parlo senza approfondimento diretto sul tema) un ente che dovrebbe essere garanzia di rigore scientifico, come il CORILA, si trovi a non potere esercitare fino in fondo il proprio ruolo (perché?) e che perciò condizioni la propria attività che si vorrebbe improntata all'oggettività, che ha compito di produrre una proposta di pianificazione che dovrà accompagnare  a Laguna nei prossimi anni e se possibile invertirne la tendenza al degrado. Tra l'altro non ho visto adeguatamente sviscerata la questione della presenza di inquinanti nello scolo in Laguna, tra cui una riflessione sul tema PFAS io non disdegnarei. Il CORILA si è impegnato a elaborare nuovo Piano, senza ulteriori aggravi di costi per le casse pubbliche (di certo con ulteriori dilazioni di tempo - frattanto gli altri in Laguna non stanno con le mani in mano), ma bisogna agire con ponderazione, prima di ipotecare il nostro territorio. Staremo a vedere.

Il Paleocene è bello, ma non ci vivrei

Per tutti i fan dell'uso smodato del termine "Antropocene", mi sia permesso dire, che al netto delle angosce, alla fine, clima...