martedì 22 novembre 2022

Moto ondoso e intrusione salina. Scenari evolutivi

L'erosione costiera in Alto Adriatico, in particolare sulle coste sabbiose del Golfo di  Venezia, fenomeno che riguarda il territorio da San Michele al Tagliamento (e più su Lignano) sino a Rosolina e le spiagge del delta del Po, è un elemento che già oggi desta profonda preoccupazione in relazione ai forti impatti che le mareggiate stanno avendo sull'integrità delle aree di balneazione (e quindi con i danni economici ad un comparto importantissimo) e sulla sicurezza idraulica delle aree di costa particolarmente urbanizzate (si veda il Rapporto 2021 ISPRA sul consumo di suolo). Oltre che ovviamente su Venezia e la sua Laguna. Il quadro risulta ancora più ansiogeno se guardato in prospettiva futura, in riferimento ai possibili scenari evolutivi del clima globale e dei fenomeni a ciò connessi, come per esempio, l'innalzamento eustatico. E' da capire, tra gli altri elementi, quale sarà l'evoluzione del fenomeno del moto ondoso, tra i principali fattori dell'erosione costiera e lagunare. L'innalzamento del livello del mare esporrà ulteriori aree a rischio mareggiate e inondazione, inoltre acuirà il problema dell'intrusione salina nell'entroterra, fenomeno che quest'anno si è manifestato con particolare intensità.

Alcuni studi recenti provano a far luce su questi aspetti. Il CNR e il Dipartimento di Ingegneria Civile di Padova (ICE), partendo dalla necessità di elaborare previsioni in arco pluridecennale sulla funzionalità del sistema MOSE, in particolare in relazione al tema delle mareggiate, si sono posti il tema di verificare i modelli locali degli scenari connessi agli effetti globali di cambiamento climatico. Si sono considerati due scenai principali, ossia quelli IPCC definiti 4.5 e 8.5 nell'ultimo rapporto, quello della COP di Parigi per intendersi. Lo scenario 4.5 è definito intermedio, ovvero è quello in cui le emissioni di CO2 si assestano a circa il doppio dei livelli preindustriali entro fine secolo a seguito della messa in atto di alcune misure per il contenimento dell'anidride carbonica. L'8.5 è lo scenario pessimista, nessun contenimento delle emissioni e contenuto di CO2, quadruplicato a fine secolo rispetto ai livelli preindustriali. Attraverso i dati rilevati da 120 boe collocate lungo la costa adriatica e il programma ERA5 per l'elaborazione di modelli climatici - che è stato oggetto anche di aggiornamento nei suoi parametri per effetto dei dati raccolti - si è potuto arrivare a proporre degli scenari che vedono in maniera più marcata nei due differenti contesti IPCC che il moto ondoso nell'Alto Adriatico, per effetto dell'attenuazione dei fenomeni di Scirocco tende a mitigarsi, pur in un contesto di aumento del livello del medio mare. I processi di sedimentazione tendono, però, a mostrare delle variazioni per il mutamento delle direzioni predominanti dei venti, tendenti più verso ovest, rispetto alla situazione attuale. Ciò dovrebbe portare, in base alle evidenze delle modellizzazioni, all'accumulo di sendimenti lungo i litorali del Delta e della Laguna Sud e invece a riduzioni in quelli della Laguna Nord e del Golfo di Trieste. Questo aspetto va attentamente valutato, poiché laddove sanno minori accumuli di sedimento, ovviamente l'esposizione ai rischi di erosizione sarà più marcata. 

Come detto, altro fenomeno connesso all'innalzamento del livello del mare è quello dell'ingressione salina, a cui abbiamo già dedicato un post e che è l'intrusione di acque salmastre entro i corsi d'acqua e gli acquiferi sotterranei, per effetto sia dei normali ritmi mareali, ma che, per esempio, periodi siccitosi rendono più intenso ed esteso territorialmente, con effetto su flora, fauna, colture, suoli.... L'area sud della Laguna di Venezia soffre da sempre di tali effetti, per questo è stata oggetto di uno studio del CNR. Si è approfondita la ricostruzione della stratigrafia dei primi 20 metri sotto il piano campagna, per poter valutare in che misura, appunto, l'assetto stratigrafico influenzi il fenomeno. Si è potuto rilevare che la presenza di intercalazioni di materiale fine, favoriscano la formazione di lenti di acqua dolce in sospensione sulle acque saline. La presenza di  strati interdigitati tendenzialmente comporta una maggior separazione delle acque dolci dalle salmastre. I paleoalvei possono fungere da vie di ingresso preferenziale delle acque salate, per questo una loro mappatura diviene fondamentale per poter prevedere l'estensione di potenziali eventi di intrusione di acque marine.

I modelli previsionali sono ovviamente fondamentali per poter costruire gli scenari climatici, con i loro effetti in termini di manifestazioni meterologiche e mutamenti vari, a cui stiamo andando incontro. Ovviamente i modelli vanno continuamente testati e aggiornati alla luce dei dati di volta in volta disponibili. Questo comporta un costante e progressivo affinamento delle interpretazioni e delle misure operative da adeguare a queste. Ecco perché l'adozione di piani di adattamento climatico diventa quanto mai urgente, piani che devono essere traguardati nel medio lungo periodo ed avere un monitoraggio costante. Tanto per dare un esempio, il Veneto NON ha un suo piano di difesa della Costa. Sarebbe ora di iniziare a pensarci.


 

 


Bibliografia

Correction of ERA5 Wind for Regional Climate Projections of Sea Waves, Water 2022, 14(10), 1590

Representative and Morphological Waves along the Adriatic Italian Coast in a Changing Climate, Water 2022, 14(17), 2678

Morpho-Sedimentary Constraints in the Groundwater Dynamics of Low-Lying Coastal Area: The Southern Margin of the Venice Lagoon, Italy, Water 2022, 14(17), 2717

 

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