E' indubbio che il clima sia sempre cambiato e che sia stato anche molto più caldo dell'attuale. Tutto vero. Ma noi, Homo Sapiens, ci siamo evoluti in una data fase climatica e i cambiamenti repentini del clima, come quello in atto, non sono mai stati particolarmente positivi per la biosfera del momento. Per cui, preso atto che le nostre attività impattano in maniera tutt'altro che irrilevante, non necessariamente variando la traiettoria di mutamento del clima terrestre che questo naturalmente forse avrebbe comunque, ma sicuramente accelerandola non poco. Abbracciare il principio che, se non possiamo impedirli, per lo meno non dovremmo favorire le variazioni a noi sfavorevoli, non mi sembra un concetto così ostico, come molto spesso, invece, sembrerebbe. Possiamo discutere sul come, ci mancherebbe, ma sul perché...
Dicevamo del Paleocene, un recente studio ricostruisce la transizione climatica del PE (Paleocene - Eocene) per l'area Mediterranea (1), questo è molto interessante perché climaticamente parlando lo scenario è molto simile a quello del RCP 8.5 (2) (Representative Concentration Pathways, RCP - I Percorsi Rappresentativi di Concentrazione sono scenari climatici, elaborati dall'IPCC - l'organismo scientifico internazionale che si occupa dello studio del cambiamento climatico - espressi in termini di concentrazioni di gas serra piuttosto che in termini di livelli di emissioni. Il numero associato a ciascun RCP si riferisce al Forzante Radiativo (Radiative Forcing – RF), ossia quello in cui non vi sia nessun intervento sulle emissioni di CO2 e si raggiunga un aumento globale di circa 5°C della temperatura planetaria.
Il passato ci racconta spesso, almeno in Geologia, il futuro. Certo la geografia mediterranea oggi rispetto al PE è diversa, in allora il Mare Nostrum non aveva un perimetro così ben definito ed era un susseguirsi di arcipelaghi, con le Alpi in formazione e un livello eustatico più alto, però, elementi utili per un raffronto ne troviamo. Lo studio della Sezione di Strada Contessa, a Gubbio (sempre a Gubbio di trovano certi affioramenti...) ha permesso di evidenziare come l'area mediterranea fosse caratterizzata da intense e prolungate fasi siccitose, intervallate da fasi più brevi di intensa instabilità con forti eventi di tempesta, sostanzialmente dando una connotazione subtropicale all'area. E' proprio quanto lo scenario RCP 8.5 prevede, una costante e decisa estremizzazione climatica, con un aumento del livello del medio mare, con tutte le conseguenze di cui ho trattato in altri post.
Ora aggiungiamo che nel Mediterraneo di fine Paleocene, Homo Sapiens era ben lungi da essere presente. Ma oggi c'è e ben insediato nel suo habitat prediletto: la città. L'area Mediterranea è intensamente urbanizzata. Le aree urbane sono caratterizzate dall'avere microclimi soggetti a eventi metereologici intensi e improvvisi. Questo è ben evidente in uno studio che ha condotto un puntuale monitoraggio degli eventi di tempesta che hanno interessato alcuni importanti centri urbani, scelti come campione. Tra di essi, la città di Milano (3). Rispetto alle aree contermini, nelle città sono più frequenti e intense, e tendenzialmente concentrate verso il tardo pomeriggio - sera. Sono eventi di difficile previsione a causa della loro repentinità. La predisposizione a tali fenomeni delle aree urbane si deve in primis alle "isole di calore": le città emettono calore, che generano correnti calde ascensionali, correnti assai umide per via della forte evapotraspirazione, più marcata rispetto alle aree rurali per la maggior impermeabilizzazione del suolo. Queste masse d'aria calda e umida una volta raggiunti gli strati superiori dell'atmosfera, più freddi sono soggette a rapida condensazione in gocce dell'acqua in sospensione, la "coalescenza", ossia il raggruppamento delle stesse in cumulo nembi o in grandine è favorito dagli aerosol urbani - mix di particelle solide in sospensione aeriforme - il che rende più rapida la formazione di celle temporalesche e supercelle, molto localizzate. Va da sé che l'essere maggiormente soggetti a eventi di tempesta intensi, essere aree molto impermeabilizzate, aumenta il rischio alluvionale.
Il Mediterraneo, quindi, sta diventando un'area subtropicale, con tutte le estremizzazioni del caso, soggetta ad innalzamento eustatico (4), con tutte le criticità che ciò comporta per le aree costiere e le dinamiche dei corsi d'acqua e altro, i record geologici ci dicono che questo trend comporterà un'alternanza di fasi siccitose e di instabilità severa, di questo ci serve consapevolezza ed il rapido avvio di azioni strutturali (5) per affrontare questi scenari - che anche al netto di una rapida ipotetica decarbonizzazione - sono tutt'altro che ipotetici.
(1) https://www.nature.com/articles/s41467-024-51430-6
(2) https://www.cmcc.it/it/scenari-climatici-per-litalia
(3) https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1029/2024EF004505
(4) https://www.nature.com/articles/s43247-024-01761-5
(5) https://lavoce.info/archives/106233/bisogna-adattarsi-il-clima-e-cambiato/