giovedì 2 agosto 2018

Inquinamento da Plastica, idee tante, fatti meno

isola di Campalto - il Gazzettino
Il problema dell'inquinamento da plastica dei mari è ormai drammaticamento noto, così come gli effetti devastanti sugli ecosistemi marini (che tanto per capire riguardano anche gli stock di pesca). Fonti principali di tali inquinamenti si debbono sia alle disinvolte procedure di smaltimento dei rifiuti a mare di talune flotte, sia all'inadeguatezza di molti sistemi portuali nella gestione dei rifiuti, ma sopratutto allo scarico a mare effettuato dai corsi d'acqua, che raccolgono quanto abbandonato al suolo in entroterra e in alcuni casi, di taluni paesi sottosviluppati, attraversano vere e proprie discariche, il tutto finisce a mare, con gli effetti anzi detti.  Nel nostro caso in Laguna. Ormai si sono moltiplicate le inziative di raccolta rifiuti in tale ambito e ogni anno si raccoglie sempre di più, l'inquinamento da plastica in un ambiente come quello Lagunare, già soggetto a forti pressioni e particolarmente grave, non solo sul piano estetico, ma sopratutto paesaggistico ed ecologico, favorendo il degrado ambientale e l'impoverimento degli ecosistemi.
Molti sono gli sforzi in corso per tentare di bloccare lo scarico a mare di rifiuti plastici da parte dei fiumi, come vi sono diversi progetti per l'eliminazione delle grandi "isole" di plastica negli oceani. recentemente COREPLA, il consorzio deputato alla raccolta degli imballaggi in plastica, ha presentato un progetto di dighe mobili, sperimentato nel po' finalizzato a intercettare i materiali raccolti lungo il suo corso dal fiume più lungo d'Italia. Presentazione in grande spolvero, con tanto di annuncio che tale tecnologia si applicherà ai grandi fiumi asiatici, vere e  proprie pattumiere galleggianti, tanto è il rifiuto che scaricano. In merito a questo tipo di solizione tecnica, non sono mancate le perplessità, però, si teme che questo tipo di soluzione interferisca con la navigazione, ma sopratutto possa essere problematica per gli organismi, specie quelli marini. E' stato inoltre sollevato il tema che tale innovazione possa avere ricadute negative in merito al rischio idraulico, generando barriere al deflusso o causando l'accumulo di detriti durante gli eventi di piena con possibili ripercussioni in termini di ostruzione allo scarico. Rispetto a questi sistemi statici di intercettazione dei rifiuti plastici, qualche altro esperto ha suggerito mezzi più "dinamici" utilizzabili anche in aree costiere, è il caso del progetto portato avanti dalla Marina Italiana in collaborazione con il dipartimento Nazionale della Protezione Civile. Tale soluzione pare avere l'indubbio vantaggio di non avere ripercussioni circa le capacità di deflusso del corso d'acqua. Sarebbe il caso di fare una sperimentazione su un caso concreto. 
Come si vede le buone intenzioni e le idee non mancano, meno i risultati. Lascia, però, perplessi vedere vari soggetti istituzionali, muoversi senza un minimo di coordinamento sul medesimo tema, con un'indubbia dispersione di risorse finanziarie, intellettuali e umane, che potrebbero essere invece più proficumanete concnetrate in un unico gruppo di lavoro per passare più celermente dai bei discorsi ai fatti concreti.

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