I recenti rapporti ISPRA relativamente ai dati 2017 sul monitoraggio del consumo di suolo, sul dissesto idrogeologico e sulla situazione dei fenomeni meteorologici, tenuto conto dei trend ad ampia scala non fanno fare considerazioni particolamente allegre relativamente all'evoluzione degli scenari di rischio connessi alle dinamiche idrauliche per il territorio del bacino scolante di Venezia. Analizzando il rapporto sugli Indicatori del CLIMA in Italia 2017 si evince che il 2017 è stato un anno particolamente secco, tanto da portare la Regione Veneto a richiedere l'emergenza siccità. E' stato a partire dal 1961, anno di avvio del monitoraggio sistematico delle variazioni climatiche, il nono anno più caldo, la temperatura media dell'Adriatico è stata di 18,9 °C, con tutto quanto ciò comporti per le faune marine. Le precipitazioni sono state concentrate in alcuni momenti dell'anno e non sono mancati eventi di "flash flood" - sostanzialmente fortunali improvvisi di straordinaria densità - in tutto l'ambito Veneto (basti pensare al caso agostano di Verona). In ambito perilagunare le precipitazioni si sono concentrate per lo più in febbraio, ottobre e novembre, con precipitazioni cumulate di oltre 2000mm/anno, valore molto più alto rispetto alla media nazionale. Cosa che si è manifestata attraverso eventi meteorologici decisamente intensi, di non sempre facile gestione.
Il rapporto sul Dissesto idrogeologico in Italia 2018 ci evidenzia che il 9,3% del territorio regionale è in zona a pericolo intermedio per il rischio idraulico (P2), il 25,2% in zona a rischio basso (P1), il 6,7% in zona a rischio elevato (P3), dati in incremento rispetto al 2016.
V'è a dire che tra le provincie venete, quelle perilagunari presentano evidenze non particolarmente positive, Padova infatti si trova ad avere 11,5% del proprio territorio in zona P3, in zona P2 il 17,9%, e il 33,4% in zona P1. Venezia ha il 10,0% in zona P3, il 23,2% in zona P2 e il 54, 2% in zona P1. Praticamente la maggioranza della popolazione regionale che risulta residente in aree a rischio idraulico medio si trova nel territorio a ridosso della Laguna di Venezia, come evidenzia la Fig. 1, dove il colore rosso indica valori di popolazione residente da 7000 abitanti in su, su base comunale.
Se si va a relazionare questi dati con quanto emerge dal Rapporto sul Consumo di Suolo 2018, si nota ulteriormente come la situazione connessa alla preservazione ambientale e la riduzione dei fattori di dissesto sia ben lungi dall'avere intrapreso, se non nelle enunciazione degli Enti, un trend in riduzione, anzi.
A scala regionale, si rileva che un 9,0% del consumo di suolo in territorio veneto (a fronte di una media nazionale del 7,6%) è avvenuto in ambiti soggetti a vincoli (paesaggistici, piuttosto che ambientali, etc...), ponendo la regione al 2° posto in ambito nazionale in questa non invidiabile classifica, la regione è, invece, "solo" al 5° posto, con l'11,4% di suolo consumato, per ciò che concerne la fascia entro i 150 mt da corpi idrici superficiali permanenti, quindi, in ambito verosimilmente soggetto o assoggettabile a rischio idraulico. Su base nazionale si è consumato suolo per il 25% entro la fascia dei 300 dalla costa, confermando il trend di maggior consumo in zone di bassa pianura e a ridosso della costa (la gronda della Laguna di Venezia ricade perfettamente nelle descrizione). Venendo nel particolare dell'ambito del bacino scolante lagunare, si rileva un consumo del 11,2% entro i 300mt, del 10,8% tra i 300 e i 1000mt e si arriva al 10,2% per la fascia fino ai 10km dalla linea di costa. Purtroppo i parametri sono in aumento rispetto al 2016. E si badi che tali stime sono per difetto, non essendo ancora completa la classificazione del territorio. I dati comunque confermano un consumo di suolo marcato nelle due Province sotto cui ricade il margine lagunare, Venezia e Padova (per la piccola quota occupata dal comune di Codevigo), come si nota dalla Fig. 2, ove il colore rosso indica i valori più alti (in ambito perilagunare sono eccezioni solo Codevigo a sud e Caorle a nord).
L'ambito metropolitano di Venezia rivela un consumo di 363km2 in termini assoluti, nel corso del 2017, pari al 14,8%, con un incremento di 72km2 in solo ambito comunale (che pone il comune di Venezia per consumo di suolo in ambito regionale), mentre quello padovano ha un dato complessivo del 19,0%, pari a 408km2 complessivi, di cui 46km2 solo in ambito comunale, portando al 49,4% il dato complessivo di consumo rispetto alla superficie comunale (questo dovrebbe lungamente far riflettere quando si parla delle criticità idrauliche del territorio di Padova e periferia e del noto "nodo idraulico" di Padova). Concentrandoci sugli aspetti legati ai fenomeni di rischio idraulico, visto anche quando evidenziato dal rapporto sul dissesto idrogeologico, in ambito regionale il 9,3% del territorio è stato consumato nella fascia intermedia (P2) di pericolosità idraulica, il 25,2% in quella bassa (P1) e il 6,7% in quella alta (P3). Tali dati salgono significativamente per il territorio Padovano, ben 11,3% in P3, 17,9% in P2, 33,40% in P1, mentre per Venezia metropolitana siamo al 54,2% in P1, 23,2% in P2, 10,7% in P3.
La consapevolezza di tale situazione non sempre sembra evidente nella popolazione regionale e soprattutto in chi gestisce il governo del territorio. La recente legge regionale sul contrasto al consumo di suolo, al netto delle opinioni e polemiche dovrà essere messa alla prova nell'immediato futuro per verificarne l'efficacia nel contrasto ai trend evidenziati e la loro inversione. Sperando che non sia una soluzione ormai tardiva alla progressione dei fenomeni di dissesto.
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