Tutti questi elementi generano dei processi concatenati che amplificano i rispettivi effetti, basti pensare che la penetrazione delle acque marine, a seguito della loro composizione chimica, in presenza di terreni argillosi genera un fenomeno definito come DECARBONATAZIONE ossia la rimozione per via chimica del carbonato di calcio presente nelle argille con loro scomposizione e riduzione volumetrica, ciò accentua la subsidenza e i fenomeni connessi, per esempio facilitando ulteriormente la penetrazione delle acque marine nell'entroterra. Va detto che la penetrazione delle acque marine ha tra gli altri effetti il danneggiamento della vegetazione e delle culture, e la compromissione di eventuali riserve idriche sotterranee, in alcuni casi vi possono essere fenomeni di "allagamento da sotto", dovuto al galleggiamento delle acque dolci meno dense su quelle salate e la loro venuta a giorno.
Oltre a questo, tale interazione chimica provoca il rilascio di elementi in traccia presenti nei terreni, il che, però, può essere usato per monitorare il processo di intrusione salina e andare a intervenire in via preventiva o comunque mirata a tutela delle acque uso irriguo e del territorio più in generale. E' quanto emerge da uno studio, pubblicato di recente su WATER, condotto sulla costa Ravennate.
Lo studio è molto significativo data la prossimità dell'area con la zona perilagunare veneta e con la similarità degli ambienti, fatta di coste basse, sabbiose, foci fluviali, ambienti salmastri a ridosso della linea di costa, una densa urbanizzazione, uso turistico intenso e industriale dei terreni, attività agricola, subsidenza - qui anche più accentuata - presenza di terreni ricchi di sostanza organica, per cui consente di fare ragionamenti sulle problematiche non solo della costa romagnola, ma anche veneta.
Si è studiata un'area di circa 400km quadrati, comprensiva di specchi lacustri salmastri, corsi d'acqua naturali e artificiali, opere di regimazione delle acque, terreni con usi vari. Il territorio è stato suddiviso in 4 fascee in ragione della distanza dalla costa, caratterizzati da diverse geomorfologie e litologie e conseguentemente diversi processi geochimici:
- zona delle dune costiere
- zona delle Paleodune (vecchia linea di costa tardo pleistocenica)
- campagna uso agricolo
- zona cave di ghiaia (similmente all'alta pianura Veneta, nel caso ravennate vi sono depositi grossolani sottocosta, originatesi nel tardiglaciale
- altra zona agricola
Il monitoraggio dei pozzi esistenti o realizzati per lo studio ha riguardato diversi ioni, sodio, cloro solfati, Zinco, Vanadio, Cromo, Arsenico, Argento, Ferro, Manganese, Nichel e Piombo, oltre che Cobalto, Bario, Boro, Litio, Stronzio.
Lo studio ha richiesto anche di comprendere se vi fossero interazioni con le composizioni chimiche delle acque superficiali e sotterranee legate alle attività industriali e agricole, in ogni caso questo ha permesso di individuare nelle varie unità ambientali in cui è stata suddivisa l'area d'indagine, peculiari associazioni chimiche, connesse alla penetrazione delle acque marine sotterranee. Si sono così rilevati non solo particolari processi geochimici connessi con l'intrusione salina, ma anche dei precisi "marker" del fenomeno monitorabili tramite pozzi, ponendo le basi per un sistema di controllo in continuo.
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