E’ stato finalmente approvato a fine dicembre, dopo un iter per l’aggiornamento del preesistente del 1993 partito nel 2017, il nuovo Piano Morfologico per la Laguna di Venezia (PMLVE), strumento finalizzato al contrasto del degrado lagunare. Ci siamo dedicati in queste ultime settimane alle lettura dei documenti di Piano, cercando di lasciarci influenzare dalle polemiche che ne hanno accompagnato il licenziamento, da convinti assertori della necessità di tale strumento, di cui per altro si attende il completamento, necessario per la sua operatività, ossia il rilascio del nuovo Protocollo per la gestione dei sedimenti lagunari, volgarmente noto come “protocollo fanghi”, anch’esso del ’93, il cui aggiornamento è tutt’ora ostaggio al Ministero dopo svariati annunci di approvazione.
Nella immane modestia che la
nostra opinione può avere sulla questione, da pasdaran dal PMLVE, dobbiamo pur
dire che ci saremmo aspettati uno strumento maggiormente dirimente delle
criticità oggi presenti in ambito lagunare e su alcune questioni l troviamo
talora inconsistente, contradditorio ed evasivo.
Entrando nel merito, la
pianificazione riguarda un arco temporale di 30 anni, con revisioni ogni 6
anni, gli interventi sono di natura sia gestionale che strutturale, questi
ultimi si dividono tra prioritari e subordinati. I soggetti responsabili dei
vari interventi sono diversi, specie nei subordinati in ragione delle diverse
competenze. A maggior ragione si fa sentire la necessità di un soggetto che
abbia potestà vera di coordinamento e gestione sulla Laguna, piuttosto che
un’Agenzia pletorica e farraginosa.
Il dato di partenza sono i 160
milioni di metri cubi di sedimenti, necessari da qui al 2070 per compensare subsidenza,
eustatismo ed erosione stimata, al fine di mantenere la Laguna più o meno nella
situazione attuale. Ipotesi di ripristini morfologici simili agli assetti di
inizio ‘900 richiederebbero quantitativi di sedimenti spropositati, rispetto a
quelli già immani per l’ipotesi più conservativa. E’ pertanto illusorio
discuterne. Il piano pertanto prevede di ricostituire morfologie degradate
esistenti e realizzare diverse tipologie di strutture protettive. Una misura di
primaria rilevanza è la ricostituzione di ampie praterie di fanerogame, che
hanno il pregio di contrastare i fenomeni erosivi dei fondali, riducendo,
quindi, anche gli effetti dell’intorbidimento conseguente.
Viene posta anche la questione
dell’approvvigionamento di sedimenti (Ricordiamo che la diversione dei grandi
fiumi veneti fuori Laguna, avvenuta in epoca storica ha significativamente
ridotto gli apporti, mentre gli interventi più recenti come lo scavo del Canale
Malamocco – Marghera e alle bocche di porto hanno magnificato la forza erosiva
mareale), rilevando, però, che le acque dei corsi d’acqua di pianura sono
ricche di nutrienti che in Laguna provocano bloom di macroalghe e fitoplancton
con conseguente instaurazione di condizioni ipossiche e degrado
ecosistemico-ambientale. Si rendono pertanto necessari interventi di ripristino
aree a canneto, che svolgano azione fitodepurativa (è auspicabile ve ne siano
anche nel territorio perilagunare e in entro terra, anche come strumento di
sicurezza idraulica) e nel contempo di contenimento dell’erosione mareale. La
ricostituzione di una fascia oligo-mesoalina consente anche la riduzione della
salinità ed il recupero di ecosistemi ed associazioni faunistiche.
In questo contesto si innestano
gli interventi come il progetto LIFE REFRESH, che riguarda la reimmissione
delle acque del Sile in Laguna. Va detto che la flora oligo-mesoalina favorisce
il consolidamento delle morfologie di velma e barena. Tale intervento è di
particolare interesse poiché avviene in Laguna Nord, dove ad oggi la situazione
è ancora buona e il bilancio di
sedimenti rimovimentati e ridepositati, seppur deficitario è ancora gestibile,
pur con un trend in peggioramento, che rende appunto necessario una
contromisura onde evitare che anche qui il processo di degrado assuma caratteri
irreversibili.
Circa le analisi di contesto del
PLMVE, si riscontra che sui temi dello scavo dei canali portuali e della
riqualificazione dell’area industriale di Porto Marghera ci siano delle
evidenti contraddizioni sia rispetto ai dati disponibili che alle conclusioni
che il piano trae. Non si può ipotizzare contemporaneamente una riduzione
dell’attività industriale ed un recupero delle aree contaminate, in assenza di
reinsediamenti produttivi è illusorio pensare che si possano reperire le
risorse necessarie al risanamento, così pensare al contenimento di fenomeni
erosivi non ci pare proprio congruente con una prospettiva di espansione delle
attività portuali entro la Laguna (va da sé che questo inevitabilmente comporti
incremento del moto ondoso e delle attività di scavo canali e movimentazione
sedimenti). Tali elementi dovranno necessariamente trovare riconsiderazione al
primo step di revisione del piano.
Procediamo ora ad una disamina
sommaria degli interventi del PLMVE, soffermandoci su quelli a carattere
geo-morfologico a noi più congeniali. Fissiamo anche qui dei numeri in avvio,
sono 241mila i metri cubi di sedimento persi annualmente per erosione delle
morfologie esistenti (a cui si sommano poi tutti gli altri apporti), attraverso
gli interventi previsti si conta di abbassare di 36mila metri cubi questo
valore, in particolare si andrebbe a ridurre quanto si accumula entro il canale
Malamocco Marghera rendendone necessario il periodico dragaggio. E’ proprio sul
tale canale che si concentrano alcuni degli interventi più rilevanti che
sostanzialmente vanno a consolidarne il tracciato (nonostante da anni sia
indicato come il principale elemento di squilibrio lagunare). Si prevede la
realizzazione di velme e barene (a quota +0,30-+0,40 sul l.m.m.) di protezione,
consolidate con burghe e geogriglie per dissipazione dell’energia del moto
ondoso, interventi similari si prevedono per i canali Fisolo e Alberoni.
Si prevede poi in Laguna nord e
centrale una nuova “conterminazione” e una serie di specchi di “acque calme”,
delimitati sempre con burghe e materassi in georete, con probabile progressivo
interramento dei tratti più a ridosso del margine di gronda in particolare
nelle zone di Campagna Lupia e Codevigo.
Strutture di “soffolta” sono previste
per la protezione dei bassi fondali di Campalto e Tessera.
Questi gli interventi prioritari.
Tra i subordinati vi sono, soprattutto in Laguna Nord, vari tratti di difese
costituiti da sovralzi erodibili finalizzati a rendere disponibile sedimento
per i meccanismi di sfaldamento e rimodellamento delle morfologie
lagunari. Si conta anche di migliorare
lo scambio idrico nelle zone oggi a ridotta circolazione attraverso
riprofilature e riconnessioni di canali e ghebi. Si prevedono poi difese e
rifacimenti delle sponde delle isole minori. Tali interventi, coniugati alle
conterminazioni dei canali si stima porteranno ad una riduzione dell’80% dei
fenomeni di risedimentazione entro i canali stessi, abbattendo quindi
sensibilmente le necessità di loro dragaggio e relative problematiche connesse.
Tra gli interventi meno
convenzionali previsti nel piano, troviamo quello di sollevamento del fondale
attraverso iniezioni di fluido negli acquiferi profondi, al fine di contrastare
subsidenza ed eustatismo. L’attività prevede una prima fase sperimentale, il
punto di iniezione è individuato in Laguna centrale, presso Val del Bon,
l’iniezione di circa 11 mila metri cubi, dovrebbe avvenire ad una profondità
compresa tra i 600 e gli 850 metri per una durata di 10 anni. I modelli
previsionali stimano un sollevamento di circa 20cm al centro del cono di
iniezione decrescenti a 5cm lungo il perimetro, per un raggio di quasi 5km.
Metà del sollevamento si dovrebbe verificare nel primo biennio.
Circa il tema della reimmissione
di corsi d’acqua in Laguna, il piano ha qualche tortuosità. Tale intervento ha
il principale scopo di riportare apporti di sedimenti ed acque dolci, di cui si
è evidenziata sicuramente la necessità. Affinché ciò sia possibile è, però,
necessario, che le acque reimmesse siano conformi alla DIRETTIVA ACQUE, per non
compromettere lo stato del corpo idrico recettore (non occorre dire che oggi la
situazione della Laguna sia quanto meno delicata sul tema). Si è già rilevato
che in tema di nutrienti vi sia una criticità in tal senso. Ragionando sul
Brenta, alle cui acque si guarda per varie ragioni con particolare attenzione,
come ricorda il Piano stesso vi sono criticità su As e Metalli Pesanti e Cu e
Zn nei sedimenti (risultano in classe B e talora C, va ricordato che secondo il
protocollo fanghi del ‘93 i fanghi in classe B si possono usare per ripristini
della morfologia lagunare purché confinati dalle acque, mentre la classe C non
è usabile). Quindi, si propone la reimmissione di acque dal Brenta da un lato
se ne dichiara l’inadeguatezza perorando un monitoraggio ed un miglioramento
(demandato ad altri) i cui tempi mal si conciliano con le esigenze del PLMVE.
Troviamo poi, sempre su tale
questione, l’inserimento di una ipotesi di intervento per noi particolarmente
spinosa. Viene, infatti, introdotto il ragionamento sul completamento
dell’idrovia Padova – Venezia. Possiamo intuire il cammino che ha portato ad
inserire questa proposta (non presente nella prima versione del piano del
2016), ma il piano stesso ribadisce che le acque dell’Idrovia – che sono quelle
del Brenta – hanno problemi di qualità ed i sedimenti stimati – circa 70mila
metri cubi annui – sono di natura pelitica, cioè fine, mentre il tratto di
sbocco dell’idrovia è caratterizzato da granulometria maggiore. Questi depositi
pertanto sarebbero facilmente erodibili, aggravando la problematica della
torbidità delle acque. Inoltre il modello deposizionale, che prevede che non vi
siano fenomeni di accumulo entro il canale Malamocco-Marghera, ci pare quanto
meno tirato. Viene peraltro omesso di dire che il completamento dell’Idrovia
richiederebbe uno scavo di circa 2 km in Laguna e la riprofilatura di un tratto
esistente di 3 km per il collegamento col canale dei petroli (e lasciamo stare
gli effetti della navigazione).
Il Piano Morfologico prevede come
detto, anche misure di carattere “gestionale”, quali la riduzione degli
emungimenti sotterranei ancora attivi, una più stringente regolazione della
pesca, una riduzione della venericultura. Necessario poi un regolamentazione
ancora più puntuale del traffico acqueo, con conseguente riduzione dello stesso
(come lo si concilia con progetti di espansione portuale?).
Si ritiene poi che il MOSE possa
avere un effetto positivo nel contenimento delle perdite di sedimento verso
mare durante gli eventi metereologici più gravosi.
Sono poi elementi necessari il
completamento della messa in sicurezza e risanamento del Sito di Interesse
Nazionale di Porto Marghera e l’ottimizzazione della gestione degli scarichi in
Laguna.
Rileviamo, infine, che,
diversamente per esempio dai Piani delle Acque redatti dai consorzi di
Bonifica, che abbiamo avuto modo di leggere, glissa sul tema costi,
demandandolo ai singoli progetti esecutivi. Riteniamo che, però, una stima di
massima con, almeno, l’indicazione delle fonti di finanziamento starebbe stato
assai opportuno ed avrebbe rafforzato l’autorevolezza del Piano e la sua
capacità di innestarsi in una questione che non è solo tecnica-ambientale, ma
anche socioeconomica.
Il Piano Morfologico della Laguna di Venezia, per noi, doveva decisamente tracciare alcune rotte e dare alcune risposte, ci pare si navighi a vista e si pongano più domande.
AGGIORNAMENTO: dopo l'approvazione di dicembre 2021 del Comitato Tecnico del Provveditorato Opere Pubbliche del Piano rivisto per dar conto delle osservazioni della commissione VIA VAS interministeriale, è arrivata a giugno 2022 nuova bocciatura da parte della medesima commissione. Nel diniego della Commissione si sono esposti molti dei concetti che anche noi abbiamo sottolineato, in particolare come non si affrontino le cause del degrado lagunare, ma ci si limiti a cercare di mitigarle e come non vengano date precise linee per la riduzione della pressione antropica nell'ambito lagunare. Si riparte quasi da zero. Solo che per l'Ambito Lagunare il tempo è un bene ormai scarsamente disponibile.
Bibliografia
Sito MITE con documentazione di piano
https://va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/1446/2023
Sito Provveditorato OOPP con
avvio procedura http://provveditoratovenezia.mit.gov.it/introduzione.html
Progetto LIFE REFRESH http://www.lifelagoonrefresh.eu/
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